Lavori in corso! E non è solo un modo di dire, il cantiere archeologico in via Appia Antica 39 ha preso avvio e insieme alle prime scoperte sul sito accorre anche la comunità. Grazie all’impegno di Ambrosia, che propone itinerari nell’area del primo miglio che culminano nell’area di indagine al fine di esplorare i nessi con il contesto circostante, famiglie, bambini, ragazzi e interessati hanno avuto accesso per la prima volta dopo decenni di vicende giudiziarie alla particella di via Appia Antica 39. Questa tornata in possesso delle istituzioni solo di recente era in attesa di un progetto che rendesse l’area accessibile e finalmente ne valorizzasse il carattere pubblico nella realtà vissuta dalla cittadinanza.
Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’allestimento del “cantiere aperto” curato dall’archeologa Francesca Romana Fiano e dall’architetto Francesco Simi allo scopo di rendere partecipe la comunità locale in tutte le fasi del processo conoscitivo dell’archeologo. La pianificazione del percorso di visita gradualmente introduce il visitatore al sito e al cantiere di scavo in corso scandito da pannelli esemplificativi non solo del piano organizzativo dello scavo ma anche delle informazioni temporanee disponibili raccolte giorno per giorno dagli archeologi sul campo. Per il visitatore, dopo una prima introduzione al contesto territoriale, sono proposti una serie di dispositivi narrativi per capire al meglio il sito, dalle installazioni agli strumenti di lavoro, per poi interfacciarsi con la cultura materiale, gli oggetti ritrovati dagli archeologi, toccando quindi con mano la quotidianità delle società del passato e il loro rapporto con il territorio nel tempo.
Una narrativa speciale quella offerta dagli oggetti d’uso è proposta ai visitatori tramite la condivisione dei metodi della ricerca archeologica per decifrare come gli oggetti sono in relazione alla specie umana e al paesaggio, ai comportamenti quotidiani quanto alle abitudini culturali e alla relazione con le risorse e la loro gestione. Per farlo l’archeologa Francesca Romana Fiano ha proposto al pubblico uno storytelling dedicato alla cultura materiale, integrato nel percorso di visita, in grado di guidare all’osservazione del ‘paesaggio di oggetti’ tramite la formulazione di scenari quotidiani in cui gli oggetti d’uso guidano alla comprensione della realtà che ci circonda, usando i reperti antichi per comprendere le società del passato al pari di quelli contemporanei per comprendere la realtà circostante e riflettere criticamente sulle nostre abitudini. A rendere possibile questa esperienza è l’intreccio con la ricerca artistica di Athina Koubarouli che partendo da una raccolta preliminare di frammenti di oggetti provenienti dallo scavo – e in genere trascurati dagli archeologi – ha creato un’installazione composta dai materiali dell’area e, in una fase successiva, ha restaurato una zolla di terreno usando lo stesso procedimento che si adotterebbe con un manufatto.
L’idea alla base è stata comprendere il valore degli oggetti come portatori di informazioni della società che li ha prodotti, utilizzati e scartati. Il passo successivo, attuato con la creazione di una vera e propria opera artistica, ha permesso al pubblico di visionare una struttura multistrato di vetro formata da reperti di origine e datazione non riconoscibili. Quest’ultima è diventata emblema di relazione e movimento tra tempi diversi, generando una narrazione parallela dello scavo condotto dagli archeologi, che inevitabilmente trasforma il paesaggio contemporaneo rivelando quelli passati. Infine, la zolla di terra ha dato l’opportunità ai visitatori di guardare con gli stessi occhi dell’archeologo, passando quindi dalla visione di semplice terra a un ‘oggetto stabile’ veicolo di informazioni sulla cultura materiale e sul paesaggio.
